La responsabilità genitoriale dà ai genitori il potere–dovere di prendere decisioni, sempre pensando al bene del figlio o della figlia. Questo vale su due livelli, e il primo riguarda la vita quotidiana, cioè le scelte di ordinaria amministrazione.Si tratta, per esempio, della routine scolastica, degli orari, delle merende o degli hobby abituali. In questi casi, può decidere da solo il genitore che si trova con il bambino in quel momento. Le scelte di maggiore importanza, dette anche di straordinaria amministrazione, devono essere prese insieme (artt. 316 c.1 e 337-ter c.3 c.c.). Rientrano in questo ambito, ad esempio, l’iscrizione a una scuola o a un’università, gli interventi sanitari importanti, il cambio di residenza abituale, la pratica di uno sport agonistico o un viaggio prolungato. Se l’accordo non arriva, qualunque genitore può fare ricorso “senza formalità” al giudice (art. 316 c.1 c.c.). Il giudice ascolta i genitori e il figlio o la figlia (da 12 anni in su, o più piccolo se capace di discernere) e, se il contrasto persiste, attribuisce la decisione al genitore ritenuto più idoneo all’interesse del bambino o della bambina.